Veglia di preghiera per il Papa Benedetto XVI e per il Suo Pontificato – 15 giugno 2007
II nostro Movimento, sostenuto dalla Diocesi di Roma, ha promosso La Veglia di preghiera per il Papa Benedetto XVI e per il Suo Pontificato in Piazza S. Pietro, venerdì 15 giugno alle ore 21.
La Veglia è stata presieduta da S. E. Mons. Angelo Comastri e, alla presenza di più di 5000 persone, è stato recitato il S. Rosario nella Solennità del Sacro Cuore. Ripercorrendo le tappe della vita di Gesù attraverso i misteri dolorosi, molte persone, laici e consacrati, hanno riflettuto, alla luce della fede cristiana, sulle grandi problematiche che la nostra società si trova ad affrontare oggi: la sofferenza nella malattia, il male e la violenza dilaganti nell’universo dei bambini, nel mondo del lavoro e della famiglia. Al termine della Veglia, l’assemblea si è sciolta in un clima di gioia e di rinnovata speranza, perché si è potuto constatare che il cristiano non è solo di fronte ai problemi, ma li affronta insieme a Cristo e alla sua Chiesa.
Omelia di S.E. Mons. Angelo Comastri
L’Apostolo Pietro, primo Papa, a Gerusalemme incontrò la persecuzione e a Roma ha trovato il Calvario, ha trovato la Crocifissione, proprio qui sul colle Vaticano. Gli Atti degli Apostoli ci dicono che quando Pietro a Gerusalemme subiva la persecuzione, tutta la comunità cristiana incessantemente pregava per lui. E la Chiesa ha vinto i persecutori pregando, ha vinto i persecutori amando, ha vinto i persecutori stringendosi attorno a Cristo. La persecuzione continua anche oggi. Gesù ce l’ha detto: “Come hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi”. Gesù ci ha avvertito. Ma noi sappiamo che anche oggi la persecuzione si vince pregando, si vince stringendosi attorno a Cristo perché Cristo è il vincitore della storia. E Cristo è presente in mezzo a noi attraverso il ministero del Papa.
E noi questa sera preghiamo per il Papa, vogliamo sostenere il suo ministero perché a lui Gesù ha detto: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”. Il suo ministero è troppo importante per noi. A lui Gesù ha detto: “Conferma i tuoi fratelli nella fede”. A lui Gesù ha detto: “Su questa pietra”, cioè su di lui, “io edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”. Però cercheranno di aggredirla, cercheranno di assalirla: l’ha detto Gesù. E’ garantito però che non prevarranno. Ma perché si compia questa parola noi vogliamo stringere il Papa, avvolgere il Papa con la forza della preghiera. Vogliamo fare ancora di più: vogliamo accogliere il suo ministero, il suo magistero, il suo insegnamento perché sappiamo che la sua parola è parola di Gesù che parla oggi, è parola di Gesù che ci insegna oggi.
E vogliamo questa sera ripercorrere brevemente quanto il Papa ha detto al convegno della Diocesi di Roma lunedì scorso. Un bellissimo discorso che vale la pena di riprendere e meditare nelle famiglie, anche nelle parrocchie. Il Papa ha parlato dell’educazione e ha detto queste parole impressionanti. Ha detto: “Oggi ci troviamo in una vera emergenza educativa”. Oggi si trova difficoltà, dice il Papa, non solo nel trasmettere la fede, ma anche nel trasmettere alle nuove generazioni i valori base dell’esistenza. Allora a che cosa è ridotta l’educazione oggi?
Semplicemente all’insegnamento di un mestiere e di una professione, cioè a saper fare qualcosa per poter guadagnare. E la grande domanda di felicità che c’è nel cuore dei giovani, la grande domanda del senso della vita che è presente nel cuore dei giovani come viene affrontata? Riempiendoli di divertimenti, riempiendoli di beni di consumo. Ma così non saranno mai felici.
Julien Green, un grande convertito del secolo scorso, diceva: “Se volete sapere dove non abita la gioia, dovete frequentare i luoghi di divertimento”. E aveva ragione! Lo si vede anche oggi.
Madre Teresa di Calcutta un giorno disse: “Tutti i divertimenti che sono nel mondo oggi non fanno crescere di un millimetro il livello della gioia”. Ecco perché i giovani di oggi sono scontenti e sono giovani violenti.
Il Papa ha detto: “Il grande impegno della Chiesa è un impegno a tirar fuori i giovani dall’emergenza dell’odio di sé, dell’odio della vita”. Sono cose veramente da meditare.
Provate a riflettere. Vi ricordate alcuni anni fa il fenomeno terribile e inquietante della ‘mucca pazza’? Se ne parlò per tanto tempo. Ma sapete perché impazzì la mucca? Perché la mucca è un erbivoro e le hanno dato da mangiare la carne! Sono andati contro natura, contro le leggi della natura. La stessa cosa vale per l’uomo. L’uomo ha fame di Dio. Se si toglie Dio all’uomo, l’uomo diventa violento, l’uomo impazzisce come la mucca. Perché l’uomo ha bisogno di Dio! E’ questo il suo cibo, è questo il nutrimento che lo riempie e lo rende felice. Se ci si allontana da Dio, ha ragione il Papa, si cade nell’odio di sé, si cade nell’odio della vita.
Pensate ad un altro particolare inquietante. Oggi tanti bambini finiscono nel cassonetto. Incredibile! Il cassonetto è il luogo dell’immondizia! I bambini abbandonati ci sono sempre stati, ma un tempo si mettevano alle porte delle chiese, alle porte dei conventi. Quando accadeva qualche emergenza, quella era la risposta. Oggi un cassonetto! E’ impressionante. Perché ci si è allontanati da Dio e allontanandosi da Dio si disprezza la vita. il Papa dice: “Dove comincia l’educazione?”. In famiglia. E’ in famiglia che bisogna imparare l’alfabeto della vita e l’alfabeto del Vangelo. E i genitori, che non danno ai figli i valori fondanti della vita, che non danno ai figli la luce del Vangelo, non danno loro niente anche se riempiono la loro casa di benessere. E’ la famiglia il primo luogo dell’educazione.
San Giovanni Bosco chi l’ha educato? La famiglia e innanzitutto sua madre. Don Bosco diceva spesso: “Devo tutto alla mia mamma”. Papa Giovanni XXIII dove ha imparato la fede? L’ha imparata in casa. E vivendo qui a Roma ormai già anziano, già vecchio, il Papa diceva: “Sogno sempre Sotto il Monte”. Cosa c’era a Sotto il Monte? Andate a vedere. Una casa poverissima: però in quella casa c’era Dio. E quando al mattino si svegliavano, tutti sentivano la voce della mamma che intonava la preghiera. Per questo era una casa felice. Per questo era una casa che Papa Giovanni sognava anche da anziano.
E Madre Teresa di Calcutta: dove ha imparato la fede? In casa. E’ stata lei a dire: “Io ho capito che Dio è amore guardando l’amore dei miei genitori: il loro amore è stato il primo segnale che mi ha fatto capire che Dio è amore”. L’educazione comincia in famiglia. E l’educazione cristiana tende, ce lo dice il Papa, a fare uscire i giovani dalla prigione dell’egoismo per farli entrare nella terra della libertà, che è la terra dell’amore. Se non c’è educazione non c’è vita adulta, non c’è maturità. Non c’è maturità se non si è superato l’egoismo e se non si è entrati nella terra del dono di sé, della capacità di servire, della capacità di spendersi. Perché è soltanto vivendo l’amore, quindi vivendo il mistero di Dio, che si sente la gioia, la gioia di Dio.
Ho ricevuto in questi giorni il testamento di un uomo morto il due marzo scorso all’età di 56 anni. Questo uomo, nato nel 1951, all’età di 17 anni, 1968 quindi, cadendo da una impalcatura è rimasto completamente paralizzato.
Per dieci anni ha bestemmiato e imprecato. Questo giovane era di Modica, in provincia di Ragusa, si chiamava Nino Baglieri e il gruppo di giovani del suo paese si radunava periodicamente nella sua casa e pregava per lui. Nel 1978, durante uno degli incontri di preghiera, questo giovane improvvisamente ebbe una illuminazione e disse: “Ho capito! Anche nella mia condizione posso essere felice se invece di preoccuparmi di me mi preoccupo degli altri”.
E’ vissuto 39 anni completamente paralizzato e dopo 25 anni di vita in queste condizioni ha celebrato il 25° anniversario di sposalizio della croce e ha lasciato un testamento che a leggerlo fa venire i brividi. Dice: “Sono contento della vocazione che Dio mi ha dato e sono contento di quello che mi è accaduto perché ritorno al Signore completamente purificato dalla mia sofferenza. E voglio essere sepolto con la tuta da ginnastica e le scarpe da ginnastica perché in cielo camminerò sempre e chiederò a Gesù di poter venire sulla terra ad insegnare ai giovani che la strada della gioia è soltanto la strada dell’amore”. Ha imparato a scrivere con la bocca. Nel ricordo della sua morte l’hanno proprio raffigurato così, con la penna in bocca che scrive: per vivere anche in quella condizione la vocazione dell’amore, la vocazione al dono di sé.
Ringraziamo il Papa perché ci ha dato questi insegnamenti e non abbiamo paura delle difficoltà che ci sono oggi. La persecuzione c’è stata sempre.
L’importante è che noi viviamo nella fede, l’importante è che le nostre case siano come lampade accese nel buio, sempre ardenti. Tutti ci chiederanno: perché voi avete la luce? E noi allora potremo dire: “Perché crediamo in Gesù e credendo in Gesù abbiamo scoperto che è l’amore la chiave della felicità”. E allora la potremo consegnare anche agli altri.
Sia lodato Gesù Cristo.
Mons. Angelo Comastri
Arciprete della Basilica Vaticana